Il termine “cronicamente online” è diventato una frase comune, spesso usata per descrivere scherzosamente le celebrità incollate ai loro telefoni o i colleghi immersi nel dibattito digitale. Tuttavia, nelle recenti discussioni sugli atti violenti, come il caso di Tyler Robinson, accusato di aver ucciso l’attivista di destra Charlie Kirk, il termine ha assunto un tono più serio. Ma cosa significa veramente essere “cronicamente online”? Si tratta di un capriccio innocuo o di un potenziale indicatore di problemi sottostanti?
Definire “cronicamente online”
“Cronacamente online” descrive qualcuno che trascorre una quantità eccessiva di tempo su piattaforme di messaggistica, social media e videogiochi. Tuttavia la definizione resta ambigua. Carlos Gershenson-Garcia, professore di innovazione alla SUNY Binghamton, nota che non c’è accordo su cosa costituisca “troppo” tempo online, poiché dipende dalle attività coinvolte. Trascorrere più di 40 ore a settimana su Internet per lavoro è diverso dal trascorrere la stessa quantità di tempo scorrendo i social media o dedicandosi ai giochi online.
L’espressione ha guadagnato terreno durante la pandemia di COVID-19, quando i lockdown hanno limitato le attività offline, spingendo molti a trascorrere più tempo online. Mentre l’utilizzo iniziale spesso si concentrava sull’evidenziare abitudini bizzarre su Internet, come l’uso di un gergo online esclusivo, il termine si è evoluto per descrivere un’immersione più profonda negli spazi virtuali e il potenziale di comportamenti problematici.
Oltre l’innocua ossessione: potenziali rischi
John Fitzgerald, professore di inglese alla Salem State University, ritiene che l’aspetto “cronologico” del termine suggerisca una condizione clinica, meno legata al tempo trascorso online e più all’immersione dell’individuo in questi spazi. Questa immersione può portare allo sviluppo di relazioni parasociali con celebrità e investimenti in controversie online, come evidenziato dalla situazione Nick Minaj contro Cardi B..
Il termine è spesso associato all’avventurarsi negli angoli più oscuri di Internet, come ha notato il governatore dello Utah Spencer Cox descrivendo l’attività online di Tyler Robinson. Le preoccupazioni emergenti sui chatbot basati sull’intelligenza artificiale e sul fenomeno della “psicosi dell’intelligenza artificiale”, in cui gli individui perdono il contatto con la realtà a causa del loro rapporto con l’intelligenza artificiale, complicano ulteriormente la questione. Tuttavia, nessuno dei due termini rappresenta una diagnosi clinica, evidenziando la mancanza di linee guida chiare per identificare e affrontare comportamenti malsani su Internet.
Riconoscere i segnali d’allarme
Saed D. Hill, psicologo e coach della mascolinità, sottolinea che il comportamento online pericoloso emerge se combinato con altri fattori malsani. Questi includono:
- Isolamento sociale: Un ritiro dalle connessioni del mondo reale.
- Sistemi di credenze rigide: Lo sviluppo del pensiero “noi contro loro”.
- Aggressione: Ostilità verso gruppi specifici.
- Problemi con le relazioni: Difficoltà a formare e mantenere connessioni sane.
Questi problemi possono essere esacerbati dall’abuso di sostanze, dall’accesso alle armi e dalle camere di risonanza create dalle piattaforme di social media.
Cerco aiuto e supporto
Se sei preoccupato per il comportamento online di una persona cara, Hill consiglia di incoraggiarla a partecipare ad attività offline e ad interagire maggiormente con lei. Anche la consulenza e la terapia possono essere utili. Ricorda, connettersi con altri esseri umani per affrontare bisogni insoddisfatti è una soluzione più efficace che cercare conforto nelle camere dell’eco digitali.
Se hai tendenze suicide o stai vivendo una crisi di salute mentale:
- Chiama o invia un messaggio al 988 Suicide & Crisis Lifeline al numero 988.
- Chatta su 988lifeline.org.
- Raggiungi Trans Lifeline al numero 877-565-8860.
- Contatta il Progetto Trevor al numero 866-488-7386.
- Invia il messaggio “START” alla riga di testo di crisi al numero 741-741.
- Contatta la HelpLine NAMI al numero 1-800-950-NAMI.
La prevalenza del termine “cronicamente online” segnala una crescente consapevolezza dei potenziali svantaggi di un uso eccessivo di Internet. Sebbene sia facile liquidarla come un’osservazione scherzosa, potrebbe anche indicare un problema più profondo: l’erosione delle connessioni nel mondo reale e il potenziale di radicalizzazione e violenza. L’identificazione e l’intervento precoce, combinati con maggiori risorse per la salute mentale, possono essere fondamentali per affrontare questa sfida in evoluzione
